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venerdì 30 dicembre 2011

Mentre l’Europa si dibatte nella crisi, la Cina investe in Moldova

Il 27 dicembre scorso il parlamento moldavo ha approvato il bilancio per il 2012. Si tratta di un passo essenziale per sbloccare i finanziamenti promessi dal Fondo Monetario Internazionale (FMI). Intanto, la Cina ha accordato a Chişinău una sovvenzione a fondo perduto di 9,5 milioni di dollari a conferma delle buone relazioni bilaterali. Non è la prima volta che il gigante asiatico mostra interesse per il paese più povero d’Europa. E investendo nei paesi situati nella sfera d’influenza russa, la Cina si dota di un potente strumento di pressione nei negoziati con Mosca
PRIVA di risorse e d’infrastrutture, strangolata dalla corruzione, la Moldova non è certo un mercato allettante per gli investitori esteri. Nel 2011 le rimesse, giunte principalmente attraverso canali informali, hanno toccato la quarta percentuale nel mondo, nonostante il forte calo degli ultimi due anni, mentre la base fiscale interna rimane assai ridotta. Per questo il reperimento delle risorse necessarie a finanziare la spesa pubblica rappresenta una difficile sfida per qualsiasi governo.
Il documento approvato il 27 dicembre prevede entrate per 21,3 miliardi di lei e spese per 22,1 miliardi, con un deficit pari a 797 milioni – circa 67,8 milioni di dollari. Secondo il ministro delle Finanze Veaceslav Neguţa le principali novità consistono nel passaggio a un metodo indiretto di calcolo della tassazione – attraverso la valutazione dei beni effettivamente posseduti – e nella diminuzione dell’indebitamento. I comunisti, che hanno condotto una strenua opposizione, accusano il governo di farsi dettare l’agenda dal FMI, che si comporta da padrone del paese.
Il Fondo è intervenuto più volte durante l’iter parlamentare della legge di bilancio, che secondo la normativa dovrebbe essere approvata entro il 5 gennaio. Il capo della missione locale, Nicolay Gueorguiev, ha inviato ai leader dei partiti di governo una lettera in cui esprimeva preoccupazione per il ritardo nell’approvazione e per alcune dichiarazioni dei deputati della maggioranza che mettevano in dubbio gli elementi chiave del pacchetto di riforme concordato. Si rischiava di perdere un finanziamento da 80 milioni di dollari.
Il Presidente ad interim Marian Lupu si è detto infastidito di tale missiva – resa pubblica nonostante il contenuto riservato – e ha dichiarato che la prossima volta il parlamento si prenderà il tempo necessario per svolgere un’analisi più attenta. Le misure adottate prevedono tagli alla spesa sociale, alla sanità e all’istruzione.
Se il FMI concede prestiti dietro condizionalità, altri finanziatori sono più generosi: è il caso della Cina. Il premier Vlad Filat si è recato in visita a Pechino nel settembre 2010 e da allora le esportazioni di vino (risorsa strategica della Moldova) verso il gigante asiatico sono più che decuplicate, a fronte del bando introdotto dalla Russia e della quota irrisoria stabilita dall’UE. Il 12 ottobre il ministro degli Esteri moldavo, Iurie Leancă, e il suo omologo cinese, Yang Jiechi, hanno avuto un incontro in cui si sono impegnati a “sostenersi reciprocamente in vari ambiti”.
Infine, il 15 dicembre i due paesi hanno firmato un accordo di cooperazione economica e tecnica. Per celebrare il ventesimo anniversario dall’avvio delle relazioni diplomatiche e a conferma dei buoni rapporti bilaterali, Pechino stanzierà 9,5 milioni di dollari a fondo perduto – circa 3 dollari per ogni moldavo. Essi saranno utilizzati per finanziare progetti individuati congiuntamente in futuro dalle autorità dei due paesi.
Non è la prima volta che Pechino investe in Moldova. Al momento sono in via d’attuazione progetti per l’innovazione in campo medico, la videosorveglianza del traffico e la diffusione di internet. E il secondo più grande centro commerciale del Paese, il Megapolis Mall, è di proprietà della compagnia cinese Shan Lian, che l’ha costruito pochi anni fa. Nel luglio 2009 i due governi firmarono un memorandum d’intesa che prevedeva un prestito da un miliardo di dollari (un decimo del PIL moldavo), ma quella del 15 dicembre è stata la donazione più consistente finora ricevuta dalla Cina. Per fare un paragone, nel febbraio 2010 il FMI aveva sborsato solo 93 milioni dei 574 previsti da un accordo firmato allora, mentre il primo ministro Filat era ancora in attesa dei 500 milioni promessi dalla Russia al precedente governo comunista.
Perché la Moldova dovrebbe suscitare l’interesse di Pechino? Innanzitutto per il suo potenziale di sviluppo: la costruzione delle infrastrutture, oggi quasi completamente assenti, rappresenta una promettente fonte di guadagno e l’industria tessile locale si presta agli investimenti cinesi. Inoltre, la popolazione è quasi del tutto alfabetizzata, parla russo (non solo rumeno) e possiede buone competenze in ambito informatico.
Investendo nei paesi situati nella sfera d’influenza russa, la Cina si dota di un potente strumento di pressione nei negoziati con Mosca. Allo stesso tempo, la vicinanza dell’UE rende la Moldova un ottimo punto d’appoggio low cost per le esportazioni verso il resto del continente. Per questo Pechino ha deciso di affrontare la corrotta burocrazia e gli arbitri degli ufficiali di dogana moldavi. Mentre Bruxelles è impegnata ad affrontare la crisi della moneta unica e dimentica le aspirazioni europee di Chişinău.
di Simone Piras
http://www.thepostinternazionale.it/2011/12/mentre-l%E2%80%99europa-si-dibatte-nella-crisi-la-cina-investe-in-moldova/

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