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giovedì 28 aprile 2011

SITUAZIONE POLITICA

La Moldavia, in precedenza appartenente all’URSS, dal 1991 è una Repubblica indipendente e aderisce al CIS. Il Presidente della Repubblica è eletto dal parlamento (101 membri) e resta in carica quattro anni. Dalle dimissioni di Voronin (del partito comunista, in carica dal 2001), lo scorso settembre 2009, il ruolo di Presidente è affidato ad interim a Mihai Ghimpu, lo speaker del parlamento, data l’incapacità del Parlamento di trovare un accordo per l’elezione di un nuovo presidente riconosciuto da governo e opposizione.
La crisi politica in Moldova si protrae dallo scorso aprile e non si vede alcuna via di uscita in tempi brevi. Il Partito Comunista Moldavo (PCM) nel 2005, infatti, era riuscito a riassicurarsi la maggioranza dei seggi in Parlamento grazie all’opposizione costruttiva, in nome di un National Consensus sugli obiettivi principali (in primo luogo una maggior integrazione con l’Unione Europea) offerta dai partiti dell’opposizione, in particolare dal Partito Popolare Cristiano Democratico (CDPP), ma l’intesa trasversale è andata rapidamente deteriorandosi. La relativa stabilità della scena politica si è poi definitivamente compromessa lo scorso aprile 2009 alle elezioni per il rinnovo del Parlamento, quando migliaia di manifestanti anticomunisti hanno preso d'assalto e dato fuoco al Parlamento e al palazzo presidenziale per protestare contro l'esito delle elezioni, teoricamente, vinte con il 50 per cento dei voti dal partito comunista al potere.
Nelle elezioni di fine luglio il partito comunista si è confermato il primo partito in Moldavia, con il 45.1% dei voti ma nell'insieme, i partiti di opposizione (partito Liberal-democratico, il partito Liberale, il partito Democratico e la coalizione Nostra Moldavia) hanno ottenuto una maggior percentuale di voti, e riunitisi in un’unica coalizione hanno di fatto determinato una sconfitta dei comunisti.
L'alleanza quadripartita di centrodestra e filo-occidentale Alliance for European Integration, peraltro può contare soltanto su 53 voti, mentre ne occorrono 61 per l'elezione alla presidenza di Marian Lupu, il leader del partito democratico e unico candidato alla successione di Vladimir Voronin, boicottatto dai comunisti , nella prima votazione dello scorso 10 novembre.
A dicembre poi, per la seconda volta l'elezione del Presidente della Moldova è fallita in Parlamento, con i deputati comunisti all'opposizione che hanno abbandonato l'aula prima dell'inizio delle votazioni. Ora al Paese non resta che tornare alle urne per la terza volta in meno di un anno. Obiettivo dichiarato, prima delle nuove elezioni: una modifica alla costituzione in modo da evitare, in futuro, una situazione di stallo come quella attuale, peggiorata, naturalmente, dalla profonda recessione economica cui si associa sempre il rischio di una protesta sociale.
Per quanto riguarda invece le rivendicazioni territoriali, una speciale autonomia è stata concessa alla regione della Gagauzia, turcofona, mentre rimane aperto e senza prospettive di soluzione a breve, il problema della Transdnestria al confine con l’Ucraina e a maggioranza russa, la cui capitale, Tiraspol, di fatto, è un centro della malavita organizzata dell’est e crocevia di traffici illeciti di armi. La regione, dove divisioni russe sono stanziate sul territorio e comanda un governo indipendentista filorusso che promuove il rifiuto della lingua e delle tradizioni rumene (reintrodotte, invece, in Moldavia con il raggiungimento dell’indipendenza dall’ex Unione Sovietica), dopo una cruenta guerra civile, si è di fatto resa indipendente.

SITUAZIONE ECONOMICA

L’economia della Moldavia (il più povero dei paesi europei) rimane estremamente fragile, soffrendo per la carenza di investimenti esteri e per l’eccessiva dipendenza dal settore agricolo e agro-alimentare (retaggio del suo passato come fornitore regionale di frutta e verdura durante l’era sovietica), che può essere soggetto a fluttuazioni determinate da fattori climatici. Il settore agricolo, infatti, resta ancora dominante nel Paese: nel 2010 è stimato ancora oltre il 22% del PIL, ma senza un incremento consistente degli investimenti e una maggiore liberalizzazione dell’economia difficilmente potrà diversificarsi in produzioni a più alto valore aggiunto o cercare nuovi mercati più convenienti e sicuri fuori dalla CSI.
Il settore industriale, dominato dalla trasformazione alimentare, invece, ha visto il proprio contributo alla formazione del PIL calare dal quasi 40% del 1993 a meno del 20% nelle stime per il 2010, duramente colpito dalla secessione della Transdniestra, dove risiedono le industrie pesanti della regione.
Il settore dei servizi, infine, (che comprende l’impiego pubblico in aree come l’istruzione e la sanità) ha acquisito progressivamente importanza nel corso degli anni e per il 2010 si stima incida quasi per il 60% sulla formazione del PIL. Secondo uno studio della Banca Mondiale, il settore privato copre ormai oltre l’80% del PIL.

La crisi economica internazionale ha avuto un pesante effetto anche sulla Moldavia, anche se ritardato per il fatto che l’impatto sul Paese si è avvertito solo quando gli effetti della crisi sui mercati finanziari si sono riflessi sull’economia reale. Nel complesso, dunque, si è avuto un peggioramento nella seconda parte del 2009, con una contrazione oltre l’8% per cui per il 2009 si è registrata in media una recessione del 7.3% (da una crescita del 7.2% del 2008) dato il crollo delle esportazioni (-12%), dei consumi privati (-12%) che hanno sofferto della caduta nelle rimesse dei lavoratori moldavi all’estero (solitamente pari a quasi il 20% del PIL) per il peggioramento delle economie nelle principali destinazioni degli emigrati moldavi (principalmente Russia ed Europa del Mediterraneo), ma soprattutto degli investimenti (investimenti fissi -27%), nonostante il tentativo di miglioramento del contesto operativo per il business (politiche per la concorrenza e riforma giuridica). Per il 2010 si stima, tuttavia, una ripresa della crescita, intorno all’1/1,5%.

SITUAZIONE FINANZIARIA

Nel complesso, l’opinione, comunque, è che il Paese, grazie anche all’accordo raggiunto con il FMI (che garantisce che non venga meno il tradizionale flusso di aiuti), sia in grado di limitare il proprio rischio sovrano nel prossimo futuro (non sempre invece in passato il Paese è stato in grado di far fronte alle proprie obbligazioni, andando in default sull’emissione di eurobond nel 2002).
La vulnerabilità della Moldavia agli shock esterni, data la debolezza dei suoi conti con l’estero, e l’eccessivo affidamento sulle rimesse degli emigranti, rappresenta in ogni caso un notevole rischio nell’attuale contesto internazionale, rischio peraltro difficilmente valutabile, dato che a causa dell’insufficiente volume di informazioni affidabili per supportare adeguatamente l’assegnazione di un giudizio, dallo scorso dicembre l’agenzia di rating Fitch, dopo aver confermato lo short-term foreign currency IDR a 'B' e il country ceiling a 'B-' ha deciso di ritirare il rating del paese, come del resto aveva già fatto Moody’s in novembre.

L’assicurabilità del Paese Moldavia è valutato con un rischio 7 su 7 da SACE.

I principali punti di debolezza del Paese sono: l’economia non diversificata, le arretratezze strutturali dell’economia, la troppa dipendenza dalle rimesse e dagli aiuti esteri, l’elevato deficit pubblico e delle partite correnti e l’incertezza prolungata della situazione politica.

RELAZIONI E COMMERCIO INTERNAZIONALE

Relativamente alle relazioni internazionali, ci si aspetta che la Moldavia continui la sua politica di avvicinamento all’UE. L’Action Plan, il piano finalizzato tra la Moldavia e l’UE che costituisce la base per la futura partecipazione del Paese nell’European Neighbourhood Policy dell’UE, è giunto a scadenza nel febbraio 2008 ed è stato rinnovato, ma il Paese aspira alla negoziazione (come l’Ucraina) di un’association agreement, più stringente. Sicuramente l’UE si augura di coinvolgere il Paese in Europa, anche per sottrarlo alla pesante orbita sovietica, ma l’effettiva implementazione del piano, risente delle limitate capacità amministrative del Paese e della difficoltà del Governo nell’introdurre le riforme richieste (soprattutto relative alla lotta alla corruzione, all’ammodernamento del sistema giudiziario e all’apertura dei media), ma soprattutto il livello e il passo di un’ulteriore integrazione in Europa non possono prescindere da una stabilizzazione della situazione politica e da un miglioramento dei rapporti con la Romania (Paese già membro dell’UE); tra i due Paesi, che hanno storia e lingua in comune, infatti, è in atto una crisi diplomatica in seguito alla denuncia di Chisinao alla Romania di aver fomentato gli scontri in occasione delle scorse elezioni e i comunisti moldavi hanno anche accusato il paese di voler annettere la Moldavia.
Dal ’94 la Moldavia aderisce al programma Partnership for Peace della NATO.
A livello di bilancia commerciale, la Moldavia tradizionalmente registra consistenti deficit, (oltre al 50% del PIL nel 2008), soprattutto per il notevole valore delle importazioni, spinte dalla domanda interna (finanziata dalle rimesse) e dai costi elevati dei prodotti energetici, a fronte, invece, di un export limitato prevalentemente all’agricoltura (in particolare il vino rappresenta circa il  15/20% della produzione industriale nazionale e con tutto l’indotto contribuisce ad una buona fetta del PIL) e che quindi non offre grandi prospettive di rapida espansione nei mercati protetti dell’UE.
Nel 2009, tuttavia, il deficit si è notevolmente ristretto (al 37%) del PIL per la debolezza della domanda domestica che ha depresso le importazioni più di quanto siano crollate le esportazioni, e anche per il 2010 si stima che pur rimanendo notevole il deficit rimanga più contenuto del periodo pre crisi dato il persistere della debolezza delle importazioni e il miglioramento dell’export, con l’inizio della ripresa della domanda estera.
I principali mercati di sbocco per il Paese rimangono, dai dati al 2008, la Russia, che assorbe circa il 20% delle esportazioni del paese, la Romania (anch’essa circa il 20%) e l’Ucraina (8.9%). Fra i Paesi fornitori della Moldavia, invece, figurano Ucraina (17,1%), Russia (13,6%), Germania (7.4%) e Italia (6,3%).


Principale fonte: SINTESI2000

Banca Commerciale Eximbank S.A., costituita nel 1994, viene acquisita al 100% dal Gruppo nel 2006.

È una banca commerciale solida con una buona quota di mercato; si propone come interlocutore non solo per le aziende italiane che hanno delocalizzato le loro attività in Moldavia, ma anche per le aziende, le famiglie e le istituzioni locali.

Ha la sede centrale e 11 filiali a Chișinău, filiali a Soroca, Balti, Orhei, Ungheni, Hĭncesti, Causeni, Comrat, Cahul, Taraclia e 24 uffici di rappresentanza distribuiti in tutto il Paese, per un totale di 486 dipendenti.

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